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BARBABLU'

di Enrico Asti

Compagnia del the
15 gennaio 2012


Esistono personaggi nella letteratura che hanno assunto vita propria al di fuori delle opere che li hanno visti protagonisti. Senza scomodare quelli del teatro greco, se non citando “en passant” Edipo e Ulisse per restare in ambito maschile, i quali con l'avvento della psicanalisi sono diventati archetipi del nostro inconscio, vengono subito in mente, per fare canonici esempi, Don Giovanni, Faust e Amleto. Meno canonico potrebbe essere l'esempio di Peter pan di cui molti oggi stentano a ricordare l'autore (James Matthew Barrie) e il titolo di due opere che lo vedono protagonista (Peter Pan e il ragazzo che non voleva crescere 1904 e Peter Pan nei giardini di Kensinton 1906).

Se Don Giovanni č diventato prototipo del seduttore, Faust l'uomo che sfida la precarietā della vita (Attimo fermati, sei bello!), Amleto la personificazione del dubbio, Peter Pan č l'immagine di riferimento dell'eterno fanciullo incapace di assumersi la responsabilitā della vita.

A questi personaggi si deve aggiungere il personaggio di cui oggi dobbiamo parlare: Barbablų. L'uomo che uccide le proprie mogli. Ma č soltanto cosė? Barbablų č il protagonista di una fiaba che il francese Charles Perrault scrisse nel 1679 inserita nella raccolta Contes de ma mčre l'Oye (Racconti di mia madre l'Oca). Alcune di queste fiabe sono celeberrime: la Bella addormentata nel bosco, il Gatto con gli stivali, Cenerentola, Cappuccetto Rosso e Pelle d'Asino.

Cosa racconta la fiaba di Perrault?

Una ragazza accetta di sposare un uomo ricco e giā sposato pių volte, con un particolare fisico: ha una barba blu che lo rende inquietante. Un giorno Barbablų dichiara alla moglie che deve assentarsi per affari e le consegna le chiavi di tutte le porte del palazzo avvertendola che le puō aprire tutte meno una. La moglie promette, ma non sa resistere alla tentazione di aprire la porta proibita. E qui č bene citare alla lettera la fiaba: “Infilō la chiave nella toppa, la girō dolcemente ma… orrore! Un grosso ceppo insanguinato e una scure affilata gettata sulla paglia stavano a dimostrare che in quello stanzino si entrava per morire… Ora sul ceppo ballavano topi ma in un angolo giacevano diversi corpi di donne tutte con la testa tagliata: le mogli scomparse di Barbablų”.

Cosė il testo di Perrault. Ma proseguiamo riassumendo. La ragazza per lo spavento lascia cadere la chiave proibita che si sporca di sangue, e a nulla valgono gli sforzi per cancellarlo. Torna Barbablų e, accortosi della disobbedienza, la condanna a morte dandole il tempo di dire le preghiere. Si salverā appena in tempo perché arriveranno i suoi fratelli che uccideranno Barbablų.

Dalla lettura del testo si avverte che l'autore intende perseguire un intento pedagogico che non č tanto quello di evidenziare il comportamento aberrante del pluriuxoricida, ma quello di ammonire il lettore a non lasciarsi guidare da una smodata curiositā tipica di certe donne. Tuttavia nell'immaginario collettivo a prevalere non č tanto il misogino scopo perseguito da Perrault ma l'efferatezza di Barbablų, che diventa il prototipo di quello che oggi si usa chiamare un serial killer. E i Barbablų non sono mancati nella realtā, basti pensare al famoso Henry Landru, immortalato come Monsieur Verdoux nel capolavoro cinematografico di Charlie Chaplin del 1943. Come č noto, Landru sposava e uccideva ricche vedove per mantenere con il loro denaro la propria famiglia.

Il personaggio Barbablų ha interessato altri scrittori e anche musicisti. Tra le opere musicali, vorrei ricordarne due: Arianna e Barbablų di Paul Dukas e il Castello del principe Barbablų di Bela Bartōk; opere entrambe scritte all'inizio del novecento. Qui la figura di Barbablų acquista una dimensione umana e il rapporto con la moglie si fa pių complesso, aprendo nuovi orizzonti.

Riassumo il libretto di Arianna e Barbablų, scritto da un famoso scrittore simbolista belga Maurice Maeterlink. I contadini sono in rivolta contro il tiranno Barbablų che ha portato al castello la sesta moglie Arianan (non conosciamo il nome dell'ultima moglie nella fiaba di Perraule e il nome di Arianna non ci pare scelto a caso). In paese si vocifera che abbia ucciso le cinque mogli precedenti (nella fiaba il numero delle precedenti mogli non č indicato). Rimasta sola con la nutrice, Arianna a cui sono state date le chiavi del castello con la proibizione di aprire la settima porta (numero emblematico che rappresenta il mistero), apre le prime sei che sono piene di preziosi. Poi, vincendo l'esitazione, decide di aprire la settima porta. Qui trova le cinque mogli che l'hanno preceduta ancora vive. Accorrono i contadini in rivolta che sconfiggono Barbablų e lo consegnano alle mogli perché ne facciano giustizia. Arianna lo libera ed esorta le altre mogli a curarlo. Ma, quando Barbablų le tende le braccia, lei lo respinge e se ne va lasciandolo alle altre, ben contente di continuare a servirlo.

L'opera di Bela Bartōk, che si avvale del libretto dello scrittore ungherese Bela Balasz, č ancora pių complessa nel suo sviluppo. Provo a riassumerla.

Giuditta (altro nome emblematico), sfidando le ire della famiglia, ha sposato il principe Barbablų. L'azione si svolge tutta in tempo reale in un antro gelido con sette porte chiuse. Giuditta chiede al novello sposo di poter aprire le porte per avere pių luce (e qui pare opportuno ricordare che le ultime parole di Goethe sul letto di morte furono “pių luce”). Avute le chiavi, apre la prima porta: č una rossa camera di tortura, piena di lame e uncini. La seconda dā in una sala d'armi macchiata di sangue. Vi č ancora sangue nella terza sala piena di gioielli e sangue sgorga dalla rosa che Giuditta ha colto nel giardino della quarta porta. La quinta si spalanca sugli immensi possedimenti di Barbablų che ne fa dono alla sposa, ma intanto la scongiura di non andare oltre. Lei apre perō la sesta porta, dietro la quale si apre un lago formato dalle lacrime di Barbablų. La chiave della settima porta č appesa al muro, Giuditta esita molto a prenderla, pensando di trovare i cadaveri delle sette mogli che l'hanno preceduta. Infine si decide e apre la fatidica porta: le mogli sono lā, vive e splendide, in un'atmosfera di sogno. Barbablų attira Giuditta a sé e comincia a raccontarle la sua vita e il suo inappagato sogno d'amore. Giuditta si sente sempre pių fuori dalla realtā e, diventata pių splendida delle altre mogli, si colloca accanto a loro in un'atmosfera di sogno. Si spengono tutte le luci. Barbablų resta solo, eternamente solo con un irrealizzabile sogno d'amore.

Come vedete, dal simbolismo di Maeterlink siamo passati al decadentismo di Bela Balasz.

Vi č dunque materia di indagine e discussione sull'evoluzione della figura di Barbablų come in nessun altro dei personaggi che abbiamo citati ma questa, come direbbe Kipling, č un'altra storia.

Chiudo ricordando che nel 1987 un raffinato regista italiano, Fabio Carpi, ispirandosi alla lontana alla figura dello psicanalista Cesare Musatti e avvalendosi dell'interpretazione del grande attore inglese John Gielgud, intitolō un proprio film Barbablų Barbablų, proprio due volte: Barbablų Barbablų. Charles Perrault era rimasto lontano.

 

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